venerdì 28 settembre 2018

Liverpool, dal Cavern alla Kop

---Liverpool streets---
Located on the estuary of the Mersey and
overlooking the sea, are the cranes of the port to be
her skyline and to welcome me on arrival. Liverpool is a
city where you breathe football and music with few
equals in the world. Sinking roots at the dawn of the
same respective movements, then also revolutionizing
the historic course. That day, since my arrival in the
early afternoon, it was coloring by his most successful
soul, that one of the five continental triumphs, that of
the great team of the seventies, to the challenge at
the top of the Londoners Arsenal. Increasingly
present red shirts, while walking through the center
from the bus to the train station, where I can leave
the backpack and find the shuttle bus to arrive at
Anfield. In some corners, among the streets, feel
echoing notes of street musicians who do hover the
legend of the Beatles with their songs. Suddenly I
hear the song "Eleanor Rigby", dedicated to the lonely
people and it occurred to me that several years ago,
when I visited Liverpool for the first time, I found
the statue in her honor placed on a bench. Then I look
around if I ever managed to see her again, raising my
head but still walking, because I do not have much
time, but I can not see anything. I arrive at the train
station, depot backpack and then following signs of a
gentle lady officer to help supporters, I get on the
shuttle. Taking a street of red brick houses, typically
english, the bus shuttle arrives to the myth of Anfield
stadium, and the Kop, the hottest steps, to welcome
us as an outpost. District town on three sides of the
stadium, on the fourth overlooks alarge green space,
Stanley Park, which separates the red blood of the
city by the blue of Everton and so I take this
opportunity to cross it and make a little visit to
Goodison Park, which is also steeped in history. Return
to Anfield road, I do not have a ticket, there is sold
out today and even many red fans remain outside.
They fill the pubs around as well, and in one of them
there I'll jump too. I'll see them rejoice four times,
among a lot of beers for a landslide victory. It ends
the match and a festive tide invades the streets
adjacent to the stadium. But I try to slip inside, to
see the stadium from the inside, as well as a charming
outdoor views from the top of it, which arrives to the
port and the open sea. Also on the walls inside, a
stunning blow with the five European Cups champions
won . I come back to the center with the same shuttle
bus, the red shirts were scattered now everywhere in
the city. Now I have a couple of hours abundant
available, before leaving Liverpool,to take a ride
downtown with more calm. Now I can stop in front of
the street performers, along with many other people,
who in a circle listening. I'm attracted to the tune of
"With a little help from my friend" other song still
current of the Fab Four. I stop myself listening to
that guy who plays it and it comes to mind then the
statue of Eleanor Rigby. Walking along the pedestrian
streets, between shops, tourists and red jersey, but
do not see it and I do not remember exactly where it
was located. Time, however, begins to tighten and the
sun go down. I make a visit to a pub before leaving the
center, pick the backpack and I start walking until
boarding to leave for Ireland. Half way, on a busy
street, I meet a beggar sitting on a blanket placed on
the sidewalk. She must have less than forty years and
a worn face, but by the sweet features. It must
inspire tenderness, because within a minute two
people approach her for giving her a pound and a new
blanket, then left again her alone. Here is Eleanor
Rigby I was looking for, I offer her a pound too, she
responds with a smile and then I whisper: "Hello,
Eleanor, you know, in this long night, we will be both
alone."---

                                                              ---Liverpool streets---                        
---Situata  sull'estuario del Mersey e affacciata al mare, sono le gru del porto a farle da skyline e ad accogliermi all'arrivo. Liverpool è una città nella quale si respira football e musica con pochi eguali al mondo. Affondando le radici agli albori  degli stessi rispettivi movimenti, rivoluzionandone poi anche il corso storico. Quel giorno, fin dal mio arrivo nel primissimo pomeriggio, si stava colorando della sua anima più vincente, quella dei cinque trionfi continentali, quella della grande squadra degli anni settanta, per la sfida al vertice ai londinesi dell'Arsenal. Maglie rosse sempre più presenti, mentre attraverso a piedi il centro dalla stazione dei bus fino a quella dei treni, dove potrò lasciare lo zaino e trovare i bus navetta per arrivare ad Anfield. In alcuni angoli, tra le vie, si sentono riecheggiare le note dei musicisti di strada che fanno aleggiare la leggenda dei Beatles con le loro canzoni. Ad un tratto risuona il brano "Eleanor Rigby", dedicato a tutte le persone sole e mi venne in mente che diversi anni prima, quando visitai Liverpool per la prima volta, trovai la statua in suo onore posta su di una panchina. Allora guardo in giro se mai riuscissi di rivederla, alzando la testa ma continuando a camminare, perché non ho molto tempo, ma non riesco a scorgere nulla. Arrivo alla stazione dei treni, deposito lo zaino e poi seguendo le indicazioni di una signora gentile addetta ad aiutare i supporters, salgo sulla navetta. Imboccando una via di case in mattoni rossi, tipicamente inglesi, si arriva al mito dello stadio di Anfield, con la Kop, la gradinata più calda ad accoglierti come avamposto. Quartiere abitato su tre lati dello stadio, sul quarto si affaccia un  grande spazio verde, lo Stanley Park, che divide l'anima rossa della città da quella blu dell'Everton e così ne approfitto per attraversarlo e fare una visitina al Goodison Park, anch'esso impregnato di storia. Ritorno in Anfield road, non ho il biglietto, c'è il tutto esaurito e anche tanti tifosi reds restano fuori. Riempiono così i pub attorno e in uno di essi mi ci butto anch'io. Li vedrò esultare quattro volte, tra una birra e l'altra, per una vittoria schiacciante. Finisce il match e una marea festante invade le strade adiacenti lo stadio. Io invece riesco ad infilarmi all'interno, per poter vedere lo stadio dal di dentro, oltre  che ad un suggestivo panorama esterno  dalla sommità dello stesso, che arriva fino al porto e al mare aperto. Inoltre sui muri all'interno, una stupenda gigantografia con le cinque coppe dei campioni conquistate. Si ritorna in centro con lo stesso bus navetta, le maglie rosse si sono sparpagliate ovunque in città. Adesso ho un paio d'ore abbondanti a disposizione, prima di lasciare Liverpool, per poter fare un giro in centro con più calma. Ora posso anche fermarmi davanti agli artisti di strada, assieme ad altre numerose persone, che in circolo ascoltano. Vengo attratto dalle note di "With a little help from my friend" altra canzone ancora attuale dei Fab four. Mi fermo ad ascoltare quel ragazzo che la suona e mi ritorna in mente allora la statua di Eleanor Rigby. Ricomincio a passeggiare lungo le stradine pedonali, tra negozi, turisti e maglie rosse, ma non la vedo e non mi ricordo proprio dove fosse situata. Il tempo comincia però a stringere e il sole tramonta. Faccio una visita a un pub prima di lasciare il centro, ritiro lo zaino e mi avvio a piedi fino all'imbarco per partire verso l'Irlanda. A metà cammino, su una strada affollata, incontro una mendicante seduta su una coperta posta sul marciapiede. Avrà avuto  meno di quarant'anni e un volto sciupato ma dai lineamenti dolci. Deve ispirare tenerezza, perché nel giro di un minuto due persone le si avvicinano per donarle una sterlina e una  nuova coperta, poi rimane nuovamente da sola. Ecco la Eleanor Rigby che cercavo, le porgo anch'io una sterlina, lei mi risponde con un sorriso e poi le sussurro: “Ciao, Eleanor, sai, in questa lunga notte, saremo soli entrambi". ---

Liverpool-Gru del Porto


Liverpool-Eleanor Rigby
Liverpool-La Kop e panorama



Liverpool-Anfield
Liverpool-Maglie rosse

Londra, notti di Soho

--- Fatti pochi passi, sentiamo provenire delle grida da dentro a uno dei tanti bar affollati. Avvicinandosi, notiamo che il bar è dotato di grandi finestre e si riesce a intravvedere il parapiglia all'interno. Un ragazzo se l'è presa con un bel po di persone, l'ultima delle quali è uno dei buttafuori, grosso, e si vede volare un bicchiere all'indirizzo dello stesso, all'altezza della testa. Il security colpito prende e trascina fuori il ragazzo, visibilmente alterato dall'alcol, che continua ad inveire contro di lui e qualche altra persona non ben identificata. Poi in un lampo attraversa la stradina e nella rabbia molla un calcione ad una grossa auto posteggiata sull'altro lato, ma con il conducente seduto al posto di guida, riportandole un più che discreto danno. Il conducente, piuttosto grosso pure lui, stava telefonando e dopo aver volto solo per un attimo lo sguardo all'indietro, incredibilmente continuava a parlare al telefono rimanendo all'interno dell'abitacolo ancora a lungo. Il ragazzo continua a dare in escandescenze mentre due suoi amici cercano di calmarlo, ma con poco successo. Qualcuno deve aver chiamato prontamente la polizia, perchè in pochi minuti un furgoncino cellulare arriva davanti al pub, tanto che il ragazzo stava ancora gridando e minacciando. La sirena della polizia viene accolta da un applauso stile concerto rock dalle numerose persone che guardavano ciò che stava accadendo. Si apre la portiera di destra ed esce una poliziotta che all' applauso risponde con un sorriso ed un inchino...Insomma, tutto fa spettacolo. Dall'altra parte del furgoncino scende un'altra donna poliziotto e lì per lì penso che non sia una buona cosa mandare due donne da un esagitato. In realtà il ragazzo appena vista la sirena blu, si è calmato di colpo e poco dopo un'altra pattuglia è sopraggiunta. A quel punto egli come un agnellino si accomoda all'interno del furgoncino, che risulta essere una vera e propria gabbia. Finalmente esce anche l'uomo dell'auto colpita dal calcio, che però non ha smesso ancora di parlare al telefono. Quando infine smette, si avvicina ai bobbyes, così come il buttafuori, a quel punto ormai fasciato alla testa per il colpo ricevuto e mentre due dei poliziotti trascrivono un verbale, si chiude la porta del furgoncino su di un adesso mite e mogio ragazzo che forse sta realizzando i guai appena commessi. Fine dello spettacolo, i curiosi attorno rientrano nel locale o prendono le altre stradine, così come facciamo noi, che dopo la pinta post cena, propongo a Niels di passare il resto della serata all'O'Neill pub, che già conoscevo e che secondo me era uno dei migliori della zona. Infatti offriva sale su tre livelli, il primo pub classico, il secondo locale dancing, il terzo ambiente live music, con ottime band che si alternavano sul palco. Niels si fida, arriviamo all'entrata, c'è un po di fila e c'è anche il documento da presentare ma uno degli omoni neri della security mi riconosce e dice al suo collega di sapere che io ero stato li anche il giorno precedente, e con un bianchissimo sorriso ci augura poi buon divertimento. Faccio vedere a Niels tutti e tre i piani e poi ricominciamo dal primo a farci una birra, così possiamo chiacchierare ancora un po', perchè di sopra poi il volume sarebbe stato altissimo. "Dank u", ovvero grazie, è l'unica parola olandese che mi ricordi, perchè sta tra "thank you" e "danke" e lui mi conferma che l'olandese, come lingua, è proprio una via di mezzo tra la lingua inglese e quella tedesca. Gli chiedo poi se gli piaccia buttarsi in pista a ballare. Mi risponde ridendo: "Mah, si, se ne ho bevute abbastanza...", più o meno come me, penso e glielo dico. Allora proviamo a vedere cosa succede, andiamo al piano di sopra, affollatissimo, bella musica anche se con volume assordante, ma la prima cosa che facciamo è ordinare altre due birre.---

--Follow a few steps, inside one of the many crowded bars, we hear screams coming. Getting closer we note that the bar has large windows and you can see the riots inside. A boy angry with a lot of people, the last of which is one of the bouncers , really big, and we could see a glass flying to the man, at the head. The hit security drags out the boy, visibly altered by alcohol, which continues to rant against him and some other men not well defined. Then in a flash he crosses the street and in his anger he throws a kick to a big car parked on the other side, but with the driver sitting in the driver's seat, bringing to the car a fair amount of damage. The driver, rather big too, was phoning and after only looking for a moment backwards, incredibly continues to talk on the phone remaining inside the cabin for a long time. The boy continues to give in flames while two of his friends try to calm him, but without success. Someone must have promptly called the police, because in a few minutes a mobile van arrives in front of the pub, so much so that the boy was still shouting and threatening. The police siren was greeted by applause in rock concert style from people watching what was happening. The right door opens and a policewoman comes out and to applauds, she reply with a smile and a bow ... In short, everything is spectacular. On the other side of the van, another policewoman comes down. and right there I think it's not a good idea to send two women out of a frantic, dangerous guy. Actually the boy just saw the blue siren, he calmed down suddenly and shortly after another police car arrived. At that point, he as a little lamb sits inside the van, a real cage. Finally also comes out the man who was hit the car, but he has not stopped talking on the phone.When finally stops the call, approaches the bobbyes, as well as the bouncer , at that point now bound to the head for the glass received, and while two of the cops transcribe a report, closes the door of the van on a now mild and calm boy who is perhaps realizing the trouble just committed. End of the show, the curious around take back the place or take the other streets, as well as us, that after the post-dinner pint, I propose to Niels to spend the rest of the evening at 'O'Neill pub, which I already knew and that I think it was one of the best in the area. In fact it offered three levels, the first classic pub, the second local dancing, the third live music hall, with excellent bands that alternated on the stage. Niels trusts me, we arrive at the entrance, there is a little row and there is also the document to be presented but one of the black men of security recognizes me and tells his colleague to know that I had been there the evening before , and with a white smile then he wish us lots of fun. I let Niels see all three floors and then we start from the first one to take two beers, so we can talk a bit more, because upstairs then the volume would have been very high. "Dank u ", or thank you, is the only Dutch word that I could remember, because it is between "thank you" and "danke” and Niels confirms that the Dutch language is really a middle ground between the English and the German. Then I ask him if he likes to jump on the dance floor. He replies laughing: "Well, yes, if I drank enough ...", more or less like me, I think, and I told him. Then let's see what happens--




Londra-Soho esterno pub


Londra-Dancing in the street


Londra-Soho interno pub


Londra-Victoria Station
Londra-Leone Trafalgar e Big Ben

giovedì 27 settembre 2018

Berlino, al di la del Muro

 ---Roberto ed io uscimmo dall'hotel e alla vicina fermata prendemmo un tram che ci portò di nuovo nei pressi del Checkpoint Charlie. Scendemmo dal mezzo e ci avviammo a piedi verso il posto di blocco. Passammo accanto al cartello recitante la famosa scritta che faceva da monito: "Attenzione! state ora lasciando il settore occidentale" e che, assieme al luogo stesso militarizzato, ci mise addosso un certo senso di inquietudine. C'era un po di fila, il controllo dei documenti fu formale sulla prima barriera della Repubblica Federale, mentre risultò più stretto, con tanto di compilazione di moduli, sulla frontiera della Repubblica Democratica. Passando davanti a divise militari e garitte, alla fine ci ritrovammo nella DDR. Volsi per un attimo lo sguardo all'indietro e oltre alle sbarre e ai Vopos, ciò che mi colpì furono le facciate del Muro viste da questa parte, completamente grige, monocolori, mai toccate da nessuna bomboletta spray, a differenza dei Murales della facciata opposta. Rivolsi lo sguardo di nuovo in avanti, Alexander Platz era piuttosto lontana da qui, dovevamo prendere un altro tram e avevamo bisogno quindi di cambiare subito un po' di Marchi dell'ovest con Marchi dell'est.---

Roberto and I went out of the hotel and at the nearby bus stop we took a tram that took us back near Checkpoint Charlie. We went down by tram and set off walking towards the checkpoint. We passed the sign reciting the famous inscription that was a warning: "Caution! You are now leaving the western sector" and with the place itself militarized, it took us a sense of unease. There was a bit in a row, document control was formally on the first barrier of the Federal Republic, while it turned tighter, with lots of form filling, on the border of the Democratic Republic. Passing military uniforms and sentry boxes at the end we found ourselves in the DDR. I turned for a moment I look back and over to the bars and Vopos, what struck me were the facades of the Wall seen on this side, completely gray, plain colors, untouched by spray can, unlike the opposite side of the Murals . I turned my gaze back on, Alexander Platz was rather far from here, we had to take another tram and so we needed to change right away a bit of the West Marks money with East Marks money.
Berlino-Muro e terra di nessuno

Berlino-Brandeburg Tor


Berlin-Checkpoint Charlie

Berlin-Alexander Platz


Berlin-Metro Potsdamer Platz
Berlino-Resti del Muro

mercoledì 26 settembre 2018

Bruxelles, Anversa, tecnologia e porfidi antichi

---Ma tutto velocemente, perché il tempo stringe e devo correre alla stazione bus. Era stata una situazione fuori dall'ordinario e come dicevo, avevo cominciato a comunicarlo ai miei contatti in chat. Il Flixbus passa l'Eurotunnel sotto la Manica e ben presto ci ritroviamo prima in Francia e subito dopo in Belgio. Io in questi viaggi in Flixbus mi ritrovo sempre con il telefono tra le mani, fonte inesauribile di informazioni e di costante contatto con gli amici, anche quelli nuovi conosciuti proprio nel viaggio nel Regno Unito, come l'olandese Niels o il genovese William. Favorito tutto ciò dalla presenza sul bus del wi-fi internet e soprattutto della presa di corrente. La possibilità dal cellulare di rivedere e inviare le foto fatte nei giorni scorsi, e poi ancora film e letture in genere. Insomma, staccavo gli occhi dal cellulare solo per osservare il paesaggio di fuori ogni tanto. Addirittura da qualche giorno mi era venuta pure l'ispirazione a scrivere qualche racconto proprio relativo ai posti visitati ed era divertente farlo sul telefono. Il Flixbus stava passando nella zona francofona del Belgio, la Vallonia, ed era diretto ad Anversa, la parte fiamminga. Mancava circa un'ora e mezza all'arrivo e quell'ultimo tratto mi vedeva ancora dialogare con il mondo attraverso le chat. Stavo digitando con un amica virtuale di Genova, con la quale ci scrivevamo da alcuni mesi, quando la chat capta e visualizza un contatto di Bruxelles on line in quel momento, tale Laurie. Un po' per gioco lanciai un saluto "Bon Soir", in francese naturalmente. Nessuna risposta, mentre poco dopo termino l'altro dialogo aperto e visualizzo sul cellulare  la posizione dell'ostello prenotato, l'Hostel Antwerpen, che sarebbe il nome fiammingo di Anversa. Non si trova proprio vicino alla stazione dei bus, così quando arrivo e scendo dal mezzo, accendo il navigatore Gps. Camminando sugli antichi pavè e seguendo il puntino blu sul cellulare, mi porto fino a un punto che mi fa dire: "Dovrebbe essere qui" e infatti alzando gli occhi vedo l'insegna posta all'altezza del terzo piano. Prendo posto in stanza, lascio le cose nell'armadietto e scendo giù nel centro storico che è dominato dall'altissima  Cattedrale. Mentre scendo, mi accorgo che mi è arrivato qualche messaggio, dall'amico Paolo dall'Italia, un saluto da Niels che si trova ancora a Londra e poi anche da Laurie da  Bruxelles che ha risposto al saluto di prima. Riprendo a camminare sul pavè delle stradine storiche, osservo i negozi, spiccano le vetrine con in mostra le birre in bottiglia di innumerevoli marche artigianali creando anche un bel gioco di colori, a testimoniare la grande e varia tradizione birrofila belga. Sono molto rinomate soprattutto le birre bianche, anche se personalmente non le ho mai amate troppo. Ma decido di prenderne una, la Kasteel, assieme a un paio di sandwich, in omaggio alla città. Vado a sedermi su una panchina della piazza, proprio sotto alla statua di Rubens, il grande pittore fiammingo del 600 che ebbe qui i natali e sorseggiando la Kasteel e addentando i panini comincio a rispondere a Paolo e ai saluti di Niels e anche a Laurie. Laurie adesso risponde subito e così instauriamo un buon dialogo. Dovevo solo fare uno sforzo mentale a ricordarmi qualcosa di francese. Lei è proprio di Bruxelles ma conosce bene Anversa,che del resto dista poco più di un ora e mi da pure qualche consiglio sulla città. Lei lavora tutto il giorno fino a tarda ora nel suo negozio di abbigliamento e durante il giorno risponde raramente ai messaggi. Alla sera seguente, davanti a una Grimbergen ,una delle altre birre artigianali del posto, riprendiamo il dialogo e le dico che era mia intenzione andare anche a Bruxelles e ci saremmo potuti incontrare se lo avesse voluto. "Purquoi non"?, scrive lei, ricordandomi però i suoi non facili orari di lavoro. Il giorno dopo lascio l'ostello e nella stessa mattinata dal cellulare trovo e prenoto una stanza nella capitale belga. Quando consegno la tessera magnetica alla ragazza della reception dell'Antwerpen le chiedo una curiosità. Ovvero se il fiammingo qui parlato sia comprensibile nella vicina Olanda. Dice che si, è parzialmente comprensibile, in sostanza è una sorta di dialetto olandese. Mentre il francese è tutta un altra cosa e sarà interessante scoprirne l'interazione in questo paese bilingue.---

Anversa-Rubens e la Cattedrale
Birre belghe

Bruxelles-Grand Place

Bruxelles-Pavè bagnato

Lussemburgo-Fortezza

Milano, Madrid, Lisbona, lacrime stracittadine

  ---Ma un altro  potente coro "Atleti, Atleti" mi riporta alla realtà del momento......Sta aspettando suo fratello e il resto del gruppetto, cosi ci sediamo, cominciamo a parlare e gli racconto di quella che era stata la nostra di attesa, in quel pomeriggio inglese della finale della grande coppa. Il sole è ancora alto, fa caldo."Quieres una cerveza?" "porque no? gracias", vado e ritorno dal chioschetto del lato dei tram con due Moretti. Gli chiedo se fosse stato a Lisbona, due anni prima, dove anche in quell'occasione le due squadre di Madrid si affrontarono nella finale europea. Una trasferta all'interno della penisola iberica, a loro relativamente vicina, nella quale entrambe le tifoserie poterono viaggiare, perlopiù in autostrada e ferrovia, fianco a fianco. Dice che si, c'era stato con il treno. Anch'io feci il tratto Madrid-Lisbona e ritorno in treno tempo addietro, arrivando a lambire l'Atlantico, fino alla grande Plaça do Comerço.....Il tempo passa e il piazzale della stazione centrale di Milano è sempre meno gremito. La gente piano a piano comincia a prendere la direzione dello stadio. Anche il gruppetto di Aitor si alza....tutt'attorno un'estasi biancorossa dove spiccava ancora la sua bandiera---


--But another powerful chorus "Atleti, Atleti" reminds me at reality and between white and red around me, suddenly a Sampdoria flag stands. I walk over and I see that to support it is a boy in colchonero shirt. "But you're Italian or Spanish?", "Como dices?" Ah, ok you Spanish, I think. So here it begins a dialogue "espaliano" as they say in these cases. "But why you keep the flag of Sampdoria?" He replied that he "gusta" its colors and knows and respects the myth of that team, came up to the grand final, fighting against the giants, almost like his Atletico. He's waiting for his brother and the rest of his group, so we sit down, start talking and tell him about what we had been our expectation, in that english afternoon of the big final cup. The sun is still high, it's hot. "Quieres una cerveza?" "Porque no? Gracias," I go back from kiosks in the side of the trams with two Moretti beers. I ask him if he had been in Lisbon two years ago, where even at that time the two teams faced each other in Madrid in the European final. A trip within the Iberian peninsula, their relatively nearby, in which both sets of fans were able to travel, mostly in highway and railway, side by side. He says that there was by train. I also did the stretch Madrid-Lisbon and back time ago with the train, coming to touch the Atlantic, to the great Plaça do Comerço--

Milano-Atleticos alla Stazione Centrale
Lisbona-Plaça do Comerço

Gibilterra-LaRocca e il passaggio a livello aereo

Madrid-Puerta del Sol


Bilbao-Euskadi




lunedì 24 settembre 2018

Mosca, basiliche, stazioni metro e le sette Sorelle

L'Hotel International era una costruzione molto alta e la mia stanza era situata ad uno degli ultimi piani. Scoprii con piacevole sorpresa che dalla finestra potevo ammirare tutto il vicinissimo Cremlino e parte dell'adiacente Piazza Rossa con al lato estremo la splendida Cattedrale di San Basilio. Ma la vista spaziava oltre, sulla vastità di questa Capitale, dove svettavano, offuscati appena nel cielo grigio, quei mastodontici edifici voluti da Stalin e realizzati tutti in questi anni cinquanta. Si ergevano attorno al largo centro della città, mentre dietro ad essi continuavano le periferie. Il mattino seguente, raccolsi il necessario in una piccola borsa e scesi al pianterreno con l'intenzione di scoprire subito la città, ma mi fermai presto al negozio di giornali e souvenir della hall, attratto da delle stupende Matrjoske. Lavori artigianali, ben curati, un qualcosa di più di un oggetto caratteristico di questa Nazione. Così dissi a Olga, la ragazza che ci lavorava, di mettermi un paio di queste Matrjoske da parte, le avrei ritirate più tardi al rientro. Presi invece subito una mappa di Mosca, anch'essa interamente in cirillico, ma Olga fu gentile a spiegarmi qualcosa riguardo gli itinerari esaudendo anche la mia richiesta su come raggiungere quegli alti edifici. Mi disse che da loro erano conosciuti come le "Sette Sorelle di Stalin" e mi raccontò di come si diceva tra la gente che fossero stati costruiti, riguardo i tempi, con un criterio astrologico caro a Stalin, tale da sfruttare un posizionamento dei pianeti che avrebbe dovuto creare un forte campo energetico sulla zona centrale della città delimitata da quegli edifici.
Minsk-Stazione centrale

Mosca-Cremlino

Mosca-Bandiera Sovietica

Mosca-San Basilio

Mosca-Stadio Lenin

Mosca-Sette sorelle

sabato 22 settembre 2018

Tallinn, come in una favola

---...a un dialogo appena più approfondito quando era Edvard perlopiù a farmi da traduttore a infine un dialogo ormai quasi completamente estone con me stesso a intervenire a volte ma a fare più che altro da spettatore. Facemmo arrivare altri bicchieri, ogni tanto comunicavo qualcosa cercando di più gli occhi di Gina, alzavamo i bicchieri per i brindisi che ora erano a quattro mani, ma poi proseguiva la maratona dialettica estone. Vasilij si agitava quando parlava, mostrando ancora la sua esuberanza, Edvard gentilemente seguitava nel tradurmi qualche cosa e Gina sembrava aver lasciato l'espressione preoccupata e pareva essere piú serena adesso. Era una serata molto estone, il copione ormai era quello, loro parlavano fitto e io intervenivo a volte, tra un sorso e l'altro di Viru, ma la situazione era divertente. Poi all'improvviso comparve un tizio, in piedi quasi attaccato al bancone ma anche abbastanza vicino al nostro tavolo e cominciò a dire qualcosa verso di noi. Si avvicinò di più e continuò il suo fare da piantagrane. Ce l'aveva con Edvard e gli si rivolse in malo modo. Non avevo capito se avessero avuto poco prima da ridire o se fossero vecchie ruggini, ma il tizio era determinato in quella sua cattiveria e non era solo, al bancone aveva un suo gruppetto di amici. Ne aveva avute anche un paio per Vasilij, che peraltro ribattè, ma ce l'aveva forte con il mite Edvard. Stranamente. O forse no, perché prendersela con i miti è più facile. E gli disse in sostanza che l'avrebbe o ci avrebbe aspettato fuori. A Gina ritornó un'espressione preoccupata, mentre io mi sentivo estraneo alla questione ma potenzialmente in pericolo. Ma finché eravamo seduti lì non ci sarebbero stati problemi e noi seppur un po turbati ci stavamo bene assieme a quel tavolino. Prendemmo ancora da bere e riprendemmo a scherzare, soltanto Edvard sentiva gli occhi addosso di quel tizio che non aspettava altro che uscisse, ma non potevamo lasciare Edvard solo, una rissa si profilava all'orizzonte...---
Tallin-Vana Viru-Porta della città vecchia

Tallin-Mura medievali


Tallin-Centro storico
Tallin-Holde Hansa
Tallin-Interno locale

giovedì 20 settembre 2018

Monaco, Oktoberfest



Questo giovedì è il giorno meno caotico della nostra permanenza e con una certa facilità riusciamo ad entrare subito al Tendone Augustiner e una volta seduti ci arrivano i primi tre Mass, i bicchieroni caratteristici da litro con l' impugnatura, per il primo di una lunga serie di Prosit. Approfittando del fatto che il week end non sia ancora comiciato e che non ci sia ancora il tutto esaurito ,ci permettiamo pure di cambiare Birreria, dirigendoci verso la Löwenbräu. Qui ci rimarremo fino alla chiusura, con l'allegria diffusa dalla musica dell'orchestrina al centro del Tendone e con altri Mass accompagnati dagli squisiti, anche se carucci, galletti arrosti e dai bratwürst bavaresi. Come spesso accade all'Oktoberfest, tutti quelli che ti stanno attorno diventano sempre più amici con il trascorrere del tempo e del liquido. Discorsi e risate a colpi di bicchieri levati. Per poi alla sera finire e veder ritornare tutto come prima. Questo è l'Oktoberfest. Vicino a noi una compagnia di tedeschi proprio di Monaco, tra cui si erge la figura gigante di Karl, un omone alto e grosso che oltre a dei baffoni ha proprio gli occhi del gigante buono. È anche quello con lo stomaco più ampio e che fa in modo di contenere più birre degli altri amici suoi.
Monaco-Oktoberfest,interno tendoni

Monaco-Oktoberfest,ingresso

Monaco-Oktoberfest,folklore

Londra, mito Wembley

--- "Que serà, serà, whatever will be will be, we are going to Wembley, que serà, serà "con questo motivetto che non voleva più uscire dalla mia testa, fin da Sampdoria-Panathinaikos, nella partita conclusiva dei gironi a Marassi, entrai nella cabina telefonica e inserendo monetine sufficienti per un interurbana, chiamai l'agenzia di Genova e prenotai aereo, biglietto per la finale e un posto in albergo per due notti a Londra. Sarebbe stata la mia prima volta nella metropoli britannica, cosicchè da farci anche una visita. La squadra in campionato era altalenante e ormai l'attenzione di tutti era rivolta al 20 maggio.     E potemmo toccare con mano il sentimento che per qualunque tifoso, in Gran Bretagna, ma poi anche per il resto d'Europa, Wembley fosse per il football il punto d'arrivo..."Que serà, serà, whatever will be will be, we are going to Wembley, que serà, serà....". Venne il pomeriggio del mercoledì, un altro autobus ci aspettava per portarci a Wembley Park. Arrivammo al parcheggio dei bus, scendemmo e facemmo il giro completo dell'esterno dello stadio, senza nessun tipo di restrizione. Un hot dog e una coca a testa presi ad uno dei chioschi attorno  come spuntino e ci fermammo per un po' ad ammirare le due imponenti torri della tribuna principale illuminate dal sole. Mentre il numero dei nostri tifosi cresceva sempre più e convergeva all'esterno del nostro ampio settore. Avevamo i biglietti tutti e tre in settori diversi, io, Sebastiano e Morgan e così una volta entrati, ci abbracciammo nel grande spazio interno dello stadio, dove poi, alzando gli occhi, ricordo di una fila interminabile di stendardi di squadre inglesi appese in quell'infinito sottopassaggio, di chi qui ci aveva fatto la Storia. Mi diressi al varco prestabilito, salii la scaletta e fu subito poesia. La marea di tifosi venuta da Genova e l'Italia e che aveva invaso festosamente Londra, si era concentrata qui. Ero uno dei trentamila. E già partivano i nostri cori, uno si stagliava su tutto: " Siamo l'armata blucerchiata...". Mi vennero dei flash nella mente, di cosa questo stadio avesse vissuto. Cose viste in Tv, come ad esempio finali di F.A. cup o quel gol fantasma nella finale Mondiale tra Inghilterra e Germania. E ora in finale c'eravamo noi. Ma pure molti anni dopo, a ogni finale in primavera, rendersi conto del sacrificio e del privilegio ad aver vissuto un momento così. Comprendendo ancor di più cosa volesse dire vivere l'attesa e la Finale massima per chiunque fosse arrivato fin lì.---
Londra-Piccadilly Circus


Londra-Carnaby street

Londra-Big Ben

Londra- Pub all'angolo

Londra-Mito Wembley

martedì 18 settembre 2018

Reykjavik, into the wild

Mi alzai presto, nonostante la gran voglia di non staccarmi dal letto, mentre lasciai Babi a dormire ancora. L'agenzia apriva alle 7.00, ero pure in anticipo, ma valse la pena essere lì a quell'ora in quel mattino per veder sorgere il sole sulle acque della baia di Reykjavik. Alle 7.20 ero ritornato contento nella stanza da Babi a riferirle che ero riuscito a prenotare l'escursione e che saremmo partiti con un bus da una fermata poco fuori da qui alle 8.30. Babi cominció lentamente a prepararsi, c'era il tempo anche per fare una buona colazione, non fosse stato per gli stessi tempi di un altro ospite della casa. Un ragazzo svedese, di cui non ricordo il nome, ma che Babi sopranominò "Cavallo" per via dei capelli raccolti a coda ma anche per dei tratti somatici leggermente equini. Ebbene, stava facendo il suo caffè con l'unica moka disponibile, era pure sparito alla vista mentre il nostro tempo andava assotigliandosi. All'improvviso Cavallo ricomparve, si versò il suo caffè e dopo aver raffreddato la moka feci il nostro.           L'autobus fece diverse soste, permettendoci di stare a contatto con diversi luoghi naturalistici, ma il culmine fu la zona dei Geyser, la più frequentata dagli escursionisti. Gli alti getti di acque bollenti provenienti dal sottosuolo erano accompagnati da lunghi "Ohh" dai presenti che a debita distanza osservavano e riprendevano. Molte ore insieme sullo stesso bus, c'era famigliarità nel gruppo, soprattutto con la guida Kirstin, che si dimostrò simpatica e preparata e teneva unita tutta la comitiva.
Islanda-Geyser

Islanda-Acque termali di Blu Lagoon

Islanda-Paesaggio Lavico

Reykjavik-Il porticciolo

Danzica-La gru medievale